7 cose da fare quando un bambino fa i capricci a tavola.
7 cose da fare quando un bambino fa i capricci a tavola: una delle difficoltà più grandi per un genitore è quella di trovarsi a tavola con un bambino che “non mangia”.
È comprensibilmente frustrante: il massimo dell’impegno e della fantasia, aeroplanini che volano per la cucina, interi ecosistemi di animali che girano attorno al tavolo, ma lui, di fronte al piatto, resta irremovibile.
Cosa si fa?
Innanzi tutto è necessario analizzare bene la situazione, perché spesso il “bambino che non mangia” è semplicemente un bambino che non mangia troppo, ma a sufficienza.
Vediamo allora 7 cose da fare quando un bambino fa i capricci a tavola.
1. Non trasmettergli ansia.
Un vecchio detto diceva che i bambini sono lo specchio dei genitori, io aggiungerei “e di chi se ne occupa”.
Prepararsi al momento del pasto con la paura di ritrovarsi davanti un bimbo che mangia poco, dà origine ad uno stato d’ansia dell’adulto, che si trasmette al bambino come una sensazione poco piacevole. Per entrambi è un po’ come trovarsi a sostenere un esame.
Da qui, il rifiuto di mangiare non tanto come rifiuto del cibo, ma come il rifiuto di un momento spiacevole.
2. Non forzarlo.
Se il bambino è sano ed ha una crescita regolare, sta semplicemente sfruttando un meccanismo innato di autoregolazione dell’introito di cibo.
In poche parole, il suo corpo, tramite gli stimoli di fame e sazietà, gli fa capire qual è la giusta quantità di cibo di cui ha bisogno, né più né meno.
Non forziamolo, dunque, se il bel pranzetto che gli abbiamo offerto è rimasto per metà sul piatto: del resto, quella porzione l’avevamo decisa noi e sicuramente era eccessiva.
3. Offrirgli più volte un alimento nuovo.
Se mangia volentieri solo 4-5 tipologie di cibo, probabilmente è perché non è stato spinto ad assaggiare alimenti nuovi.
Molti genitori, di fronte ad un rifiuto netto del bambino verso un cibo nuovo, evitano di riproporlo, offrendo in alternativa un alimento gradito.
In realtà, quel rifiuto è semplicemente un meccanismo di difesa ancestrale per evitare di mangiare qualcosa di potenzialmente tossico e letale, utile un tempo ai bambini delle popolazioni primitive, che rimanevano gran parte della giornata da soli.
Bisogna tenere duro! È stato dimostrato, infatti, che può essere necessario proporre un alimento nuovo ad un bambino fino a 20 volte, prima che esso lo accetti ed inizi a mangiarlo abitualmente.
4. Non usare alimenti graditi come ricompensa.
Se il bambino rifiuta un alimento, bisogna rispettare la sua scelta.
È molto più costruttivo, per il suo rapporto futuro con il cibo, non insistere e riproporglielo qualche giorno dopo, piuttosto che attuare ricatti del tipo:”Se lo mangi, poi ti do una caramella o questa cosa che ti piace”.
5. Farlo mangiare a tavola insieme alla famiglia.
Il comportamento dei bambini piccoli, basandosi sull’imitazione, è notevolmente influenzato dalle persone a loro vicine, in particolar modo dai genitori.
Un bambino che fin da piccolissimo si trova a tavola con la famiglia, dunque, osserverà il comportamento degli adulti e dei bambini più grandi e tenderà ad imitarlo, trovandosi più propenso ad assaggiare cibi nuovi ed imparando anche più in fretta a mangiare autonomamente e ad usare le posate.
Se, per contro, il bambino viene fatto mangiare da solo, non avrà modo di osservare ed imitare e sarà più difficile per lui imparare cosa si fa a tavola.
6. Offrirgli lo stesso menù degli altri.
Per lo stesso principio di osservazione – imitazione, se al bambino vengono proposti alimenti differenti, esso tenderà a rifiutarli e a preferire quello che c’è nel piatto degli altri.
È inutile, ad esempio, proporre le verdure al bambino, se noi non le stiamo mangiando.
L’ideale sarebbe che la famiglia assuma un regime alimentare sano ed equilibrato, per trasmetterlo poi al bambino che osserva.
7. Non proporgli alternative se rifiuta di mangiare.
Se ogni volta che un bambino non mangia gli si dà l’opportunità di scegliere qualcosa che certamente gli piace (di solito per paura che non si alimenti abbastanza), il capriccio viene rinforzato ed incoraggiato.
Nella sua testa è tutto molto semplice:”Se faccio i capricci e non mangio, mi danno quello che mi piace, allora lo faccio sempre.”.
Per spezzare questo circolo vizioso, basta evitare di proporre sempre alternative al pasto già preparato per tutti: chi ha fame, mangia quello che c’è.
E se il bambino si ostina a non mangiare? Di certo mangerà di più al pasto successivo (senza morire di fame!) e capirà che il capriccio non ha conseguenze positive per lui (mangiare ciò che vuole), ma negative (senso di fame).
Fonti:
- “Aggiungi un gioco a tavola” – Laboratorio delle idee; 2015
- “Le mani in pasta” – Dalla Ragione, Antonelli; 2018
- https://www.uppa.it
- https://www.stateofmind.it